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I nostri progetti:
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L’accampamento:
abbiamo ricostruito quello che potrebbe essere un avamposto commerciale di era vichinga, con tende ricostruite rigorosamente su modelli filologici. In questo avamposto la vita scorre come avrebbe potuto scorrere nell’altro medioevo scandinavo: occupandosi di cucina, artigianato e, talvolta, di battaglia. La living history è la parte che prediligiamo. È qui che testiamo quello che abbiamo studiato, che proviamo se gli accorgimenti utilizzati sono funzionali, che valutiamo se il risultato è credibile. Il nostro è un viaggio vero è proprio nel tempo, provando a vivere letteralmente “come se”. -
L’abbigliamento:
anche per l’abbigliamento ovviamente facciamo riferimento a iconografia e ritrovamenti. Sfortunatamente esistono pochissimi reperti che ci siano arrivati in condizioni decenti, soprattutto per quanto riguarda gli abiti femminili. Questi ultimi infatti sono stati “dedotti” da quel poco che il passare dei secoli e il terreno non adatto alla conservazione ci ha lasciato. Ricostruire in queste condizioni significa un enorme sforzo e la convivenza di più teorie tutte parimenti plausibili. Noi ci siamo affidati alle tre principali interpreti, ovvero Geijer, Hagg e Bau, seguendo con passione le loro ipotesi e le loro deduzioni, parteggiando ora per l’una ora per l’altra e alla fine mediando tra le tre. Quello che ne esce è un costume molto caratteristico, così diverso dall’immaginario comune, estremamente tipizzante nelle fogge e nei gusti e con forti influenze derivate dai viaggi e dai commerci con terre lontane. Ebbene si, anche ai vichinghi piacevano gli esotismi. -
La spiritualità:
uno degli aspetti più affascinanti del vivere comune è quello della spirituralità. Ci sono piaciuti gli dei dall’aspetto molto umano; dei che sono destinati a morire nel Ragnarok, come qualunque mortale. E’ affascinante immaginare un Odino, padre di tutti gli dei e di tutti gli uomini che muore per qualche istante impiccato a testa in giù all’albero/asse del mondo per poi rinascere (come il sole nuovo al solstizio d’inverno) subito dopo. A un Odino che cede letteralmente un occhio dalla testa per ottenere il bene immenso della conoscenza. A questi dei appena poco più che umani, così legati agli elementi, ai cicli della terra e del sole è impossibile non dedicare alcuna attenzione. Così come è impossibile ignorare i riti propiziatori condotti per ingraziarseli, come i blót. Attraverso lo studio incrociato delle fonti e delle saghe, inoltre, abbiamo provato a ricreare i riti civili come il matrimonio e quelli magici, come il seiðr. Purtroppo nel tempo si è perso l’accompagnamento musicale: abbiamo ovviamente indicazioni di qualche strumento, ma la musica è andata perduta. Eppure la magia passava attraverso la musica, i canti di protezione e la poesia degli scaldi. Quello che ci è venuto a mancare, abbiamo, nostro malgrado, dovuto ricostruirlo. -
La cucina:
quello che si mette a tavola dice molto di un popolo. Dice quali alimenti riesce a recuperare e a coltivare, con che frequenza e come riesce a conservarli. Realizzare una ricetta significa valutare l’agricoltura, la caccia, la pesca, la raccolta di erbe selvatiche, il valore dato alle cose che sono per noi scontate (prendiamo ad esempio il sale). Per questo ci stiamo dedicando molto tempo e molta passione, affidandoci ad un eccezionale libro di ricette e storia che è “An early meal” di Tunberg e Serra. Fare cultura (e storia) passa anche dalla tavola. -
Il combattimento:
inutile dirlo, in era vichinga era un aspetto fondante. Tutti i bondi dovevano essere in grado di combattere; è da dire, non tutti con le stesse armi: per quanto oggi ci sembri poco immaginabile, farsi forgiare una spada o una cotta di maglia ai tempi era parecchio costoso. In combattimento si andava perciò con un pò di tutto: anche con l’accetta per tagliare la legna. La convivenza con armi da taglio era d’altronde, in un’epoca in cui occorreva autoprodursi praticamente tutto, quotidiana. Nell’outfit di ogni uomo adulto, non poteva mancare, legato alla cintura uno scramasax, coltellaccio affilato il cui uso bellico era l’ultimo di un lungo elenco. I nostri guerrieri e arcieri però hanno – inutile dirlo – tutte le armi di ordinanza. A noi oggi basta andare ad una fiera o su internet per poterci comprare quello che vogliamo! Lo stile di combattimento che utilizziamo è il cosiddetto western-style, che limita la potenza del colpo ad un tocco deciso ma non violento e che riduce sensibilmente le zone- bersaglio. Ci piace il combattimento sicuro, che permetta il massimo divertimento ma limiti al minimo la possibilità di farsi male. Soprattutto troviamo molto divertente per noi e spettacolare per il pubblico lo show- fighting, ovvero la messa in scena di un combattimento preparato al millimetro e contestualizzato in una storia. Parte dei nostri allenamenti periodici consistono nell’organizzare e provare i nostri spettacoli.